Le case degli italiani

La casa di Gianni

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La terza casa di Gianni: quella che mi permetterebbe di capire tutto.
La casa in Via delle Belle Donne, dove Gianni è nato e cresciuto, e che oggi affitta.
A delle studentesse del Polimoda, giapponesi. Indossano solo tuniche e abiti neri.
I colori, ancora, non glieli hanno insegnati a scuola?
No.
Il prossimo anno, o quello dopo ancora.
Ma Gianni, con questi bianchi e neri si trova bene, con queste studentesse monocromatiche, che ci siano loro in quella casa, e non qualcun altro più ingombrante. Continua a leggere

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Le case degli italiani

La casa di Ettore

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La casa di Ettore, in campagna, vicino a una chiesa.
Arrivi e la strada fa tutta una curva, poi si apre uno spiazzo davanti:
piazzale lo chiamano quelli che vanno alla messa, e ci parcheggiano l’auto.
La prima cosa che vedi è un pergolato, dipinto di verde, travolto da un albero, tenuto francamente un po’ male, dietro spunta la casa che conta due piani.
Si entra e a sinistra un camino, una cucina economica, un tavolo in legno, nient’altro.
Dei bricchi, dei mestoli appesi, i tegami di rame. Continua a leggere

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Le case degli italiani

La casa di Ele e Leon (senza Ele)

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La casa di Ele e Leon: un quarto piano senza ascensore, di scalini bassi in pietra serena, che in definitiva sono ancora più stancanti di quelli alti. Ci vive una famiglia di zingari al piano terra: i bambini si affacciano alle finestre con le grate e ti guardano, quando passi o quando entro e mi salutano. Sono belli e sembrano anche felici se non fosse per le sbarre che comunque servono a evitare che i ladri (anche gli zingari evidentemente hanno il loro concetto di zingaro), vadano a derubarli a loro volta. Continua a leggere

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Le case degli italiani

Le case dei ricchi (raccontate da Flavio)

12088185_908821315874703_7380005228292664246_nA volte ci dimentichiamo che abbiamo trent’anni. Trentuno, insomma trenatadue.
Ce ne ricordiamo a intermittenza quando camminando di domenica mattina per Piazza Santo Spirito -avevamo sperato ci fosse la fierucola del biologico, per comperare un pezzo di formaggio, ma invece c’era l’artigianato e torniamo a casa senza nulla, del resto casa nostra è già strapiena di schifezze di ogni genere: come faremo a liberarci di tutta quella spazzatura quando la dovremo lasciare?- incrociamo in quelle domeniche mattine tra la folla della piazza alcuni giovani sconosciuti, che abbiamo visto chissà dove e quando, ma come sono belli i giovani, pensiamo, e improvvisamente ci ricordiamo che abbiamo trent’anni. Continua a leggere

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Le case degli italiani

La casa di Paola

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Paola ha sì una casa, ma quando mi fa entrare o quando mi muovo per il suo appartamento, o quando appoggio il cappotto a un appendiabito in corridoio, o quando prendo una sedia e lei insiste perché io ne prenda una più comoda («Mi trovi molto storto, Paola? Intendo posturalmente». «Ma no Simone, è normale, tu sei poeta e i poeti sono fatti così, fisicamente»), quando ancora rimando il momento di sederle accanto, quando guardo da vicino una delle molte stampe e cornici appese alle pareti (ci sono disegni fatti dal figlio anni prima, quando era bambino, oppure degli acquerelli di un architetto inglese, molto belli), o quando entro in bagno e osservo gli alti controsoffitti in legno, e quando poi alla fine di tanti movimenti che sono in fondo i movimenti che si fanno normalmente quando si entra in una casa sconosciuta, io siedo accanto a Paola e parliamo, e la guardo e l’ascolto parlare, sento che in verità la casa in cui Paola vive è tutta diversa da come la vedo io. Continua a leggere

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Le case degli italiani

Le case viste dai treni

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Le case degli italiani viste dai treni. Diciamo un treno che attraversa il Nord. Quella linea che collega Milano a Torino. Poniamo che sia una domenica di febbraio, e che piova. Io mi troverò a smettere infine di fissare lo scorrimento sul cellulare e guarderò fuori. Allo scorrimento delle gocce di pioggia sui vetri, nella direzione opposta a quella del treno. Allo scorrimento dei paesi, Rho, Magenta e altri ancora più piccoli e apparentemente sprovvisti di stazione e di nome. Mi troverò a guardare lo scorrimento fuori dal finestrino e il mio sguardo cadrà sulle case degli italiani. Continua a leggere

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