Natalino, detto Natale perché alto uno e ottantasei, vive in una casa fuori città, dalle parti di xxxx. Ha questa casa di campagna ma moderna, dove vive con i due figli. La moglie è venuta a mancare quando i bambini erano piccoli, deve essere stato duro, comunque poi si va a avanti, dice lui, si deve andare avanti.
La particolarità della casa di Natale è che in verità le case sono due, speculari, gemelle, una riflesso dell’altra e collegate tramite un passaggio segreto (una porta) in camera di Natale medesimo. Tramite questa porta si accede alla seconda casa, che è una casa normalissima, identica in tutto e per tutto alla casa numero uno, e in cui vive la badante ucraina di Natale oggi fidanzata ufficiosa, ma non ufficiale.
«I figli», dice Natale, «tu capisci, una casa in campagna, la gente è un po’ all’antica qui a xxxx, certe cose, non capirebbero».
«Certo Natale, è vero».
«Poi la vita, va avanti».
«È vero».
I figli hanno circa ventisette e trent’anni. La sera con il padre guardano la televisione nel salotto numero uno, si litigano un po’ sulla programmazione, la figlia vorrebbe vedere Italia Uno, il padre Rai Uno, il figlio non parla, sta là che si massaggia la barba, poi esce direttamente senza salutare e va in camera sua. A cosa penserà il figlio? Alla mamma morta?
Nella casa numero due la fidanzata badante ucraina, chissà cosa fa, cosa pensa.
Dopo dieci minuti Natale lascia il telecomando alla figlia, esce dal salotto numero uno, attraversa corridoio uno, entra nella stanza uno, varca il passaggio segreto, attraversa il corridoio due, entra nel salotto due e siede accanto a Svetlana. Litigano per un po’ sulla programmazione: lei vorrebbe vedere Italia Uno, Natale non insiste, poi va finalmente a dormire, nella stanza da letto numero due.
Il sistema delle bollette è unico, anche i contatori di luci e gas, e spazzatura, tutto fa riferimento a Natale, per semplicità.