Verde Rivista

Storia millenaria di un castello di sabbia

Ho scavato sulla spiaggia, sul bagnasciuga, una sorta di castello, ma non antropo-architettonico, un semplice cumulo di sabbia.

Poi ho detto a Diana: “Considera che qui il tempo è un altro. Questo secondo: cento anni. Allora degli uomini -ho continuato- hanno edificato la fortezza molti secoli fa e infatti guardando a nord si vedono ancora le cave con la cui sabbia si è costruito il palazzo, là, a qualche centinaia di chilometri (anche lo spazio è altro).
Poi l’acqua ha invaso del tutto la zona alle spalle della fortezza. Si è creato un mare interno, tra le cave del nord e la fortezza. Lo vedi? Negli anni la struttura ha subito grandi danni a causa delle inondazioni, poi l’acqua del mare interno si è a poco a poco prosciugata. È passata quell’epoca in fondo felice quando il mare interno non ci faceva pensare all’infinito mare esterno e ai suoi pericoli: le onde che a poco a poco erodono il palazzo antico. Già qualcuno guardando verso nord nega le verità degli scavi, che sia mai esistita l’epoca di una cava: qualcuno sostiene non furono gli uomini, ma un Dio a edificare il palazzo. Con il passare del tempo tutto si confonde nella memoria e in un certo senso la voce di un deus ex machina è rassicurante. Oltre a essere comprovata dall’immobilismo che regna tra gli uomini della fortezza: andare nel nord in cerca di una nuova cava per risanare il palazzo appare impossibile.
Perché? Ogni anno che passa le onde si portano via un nuovo pezzo di roccia, tutto crolla sotto ai colpi delle enormi onde. Il sole, affermano gli astrologi, è più basso di qualche secolo fa: c’è chi sostiene che scenderà ancora, si abbasserà fino al mare, fino a prosciugare anche il mare esterno. C’è chi parla invece di imminenti maree che finiranno per sommergere tutto, che sommergeranno il castello e perfino le remote cave nel nord del Paese.
Passano i secoli e niente ancora si fa per risanare le mura. Il mare interno è ormai un ricordo lontano, la tanto attesa missione alle cave rimane un miraggio, un’impresa impossibile. Il palazzo sulla spiaggia è quasi del tutto assorbito dalla terra su cui si erge”.

E a quel punto ho smesso di parlare e ho scavato altra terra con le mani e ho rinforzato il monte di sabbia. Un nuovo mare interno si è formato poco dopo e con la mia azione ho assicurato qualche altro millennio di storia per il castello sulla spiaggia.

“É così che penso io” ho detto a Diana, lei ha replicato che era la cosa più originale che le dicessi da anni.

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Santa Croce (2017-...), Verde Rivista

FARE $€ SCRIVENDO

I nuovi amici
(prima ristampa)

Nella giornata di mercoledì, senza alcun motivo apparente, ho iniziato a ricevere delle richieste d’amicizia. Quasi una richiesta al minuto. Facevo un passo nella stanza e spuntava una nuova richiesta. Quasi tutto il giorno è andata avanti questa storia, con richieste da persone mai viste né sentite prima, ma che dopo una breve analisi si rivelavano essere gente in carne ed ossa, dal momento che erano già amiche e amici di altri amici precedenti. Avevano foto profilo per lo più simili tra loro, vi comparivano libri o manoscritti. Li tenevano in mano. Stavano sui treni, guardavano da una parte o dall’altra, altrimenti posizionati di tre quarti come se qualcuno all’ultimo momento li avesse chiamati e loro si fossero voltati di scatto senza immaginare potesse esistere un mondo dietro di loro o qualcuno che di lì a poco avrebbe scattato loro una foto e un’espressione sul volto come a dire: embe? Era come se ci fosse qualcosa che io stesso non sapessi, su di me, in quelle richieste d’amicizia. Come se queste persone avessero scoperto qualcosa e fossero tutte là ad accanirsi nel chiedermi l’amicizia, cosa che io inesorabilmente concedevo loro. Continua a leggere

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Verde Rivista

I meteorologi di Fez

I meteorologi di Fez hanno fama di capirci nulla, due giorni di pioggia battente a sentire loro e Diana già stressatissima a pensare a tutta una serie di attività parallele – la terrazza del riad completamente sprecata quando in fondo mi è costata un sacco di soldi, dice – e poi invece sole, sole, qualche nuvola e ancora sole. Fosse per lei non usciremmo mai, vorrebbe stare sempre sulla terrazza a prendere il sole, forse in topless e bere prosecco, tutte cose altamente proibite, ma lei se ne frega e rischia l’incidente diplomatico internazionale forse la sharia a causa di due elettricisti che appaiono sul tetto a riaggiustare un condizionatore e lì siamo a un bivio per cui da una parte finisce in tragedia, forse ci sgozzano, forse prigione marocchina non esattamente in linea con i diritti umani, mentre dall’altra parte inizia il più classico dei film porno-esotico, ma invece per fortuna Diana velocissima si infila qualcosa addosso e riesce a raggiungere un’ulteriore terrazza nella terrazza dove l’occhio islamico non arriva. Continua a leggere

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Fogli sparsi, San Niccolò (2015- 2017), Verde Rivista

Calma Pirata

L’ombra nel quadro

Ogni notte, prima di dormire, osservo dal letto il dipinto di un uomo a cavallo.
C’è un’ombra dietro di lui, per l’allineamento del lume che mi tengo vicino e di un mobile dal cassetto difettoso, che chiudo e ogni volta torna a riaprirsi. L’ombra sembra far parte del quadro, che sia l’ombra dell’uomo a cavallo, che vi sia disegnata. Continua a leggere

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San Niccolò (2015- 2017), Verde Rivista

Parcheggio selvaggio vista piccione

per Leon F.

Alla curva dove finisce l’autostrada, tra l’aeroporto e i cantieri della tramvia, c’è la scultura di un piccione. È di quel sudamericano che fa tutte le figure grasse, Leon non si ricorda il nome. Fa tutto grasso, come si chiama? Boero? Butero? Bueno? Non importa. Non è una rappresentazione realistica, non è un piccione reale ma grasso come si vedono a volte a Venezia, è proprio una figura con una sua grassezza specifica che è semmai quella che definisce lo scultore. Continua a leggere

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Fogli sparsi, San Niccolò (2015- 2017), Verde Rivista

Il mondo alle sei del mattino

Vorrei dire anche oggi che è il primo giorno d’estate e non partirò per il mare,
vorrei dire del mondo alle sei del mattino
quando sono nel letto e le zanzare mi ruotano attorno alla testa
prima di accendere la macchinetta del veleno
prima di mettere la maschera per la notte
di zanzare che hanno preso il sangue dai piccioni che vivono nella corte,
di zanzare che prima del mio hanno preso il sangue dai piccioni intenti nell’accoppiamento e anche da quello morto da una settimana. Continua a leggere

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