1. Arte contemporanea & alcool
Siamo stati alla mostra, non si chiamano neanche più mostre, siamo entrati là che fuori già era notte, siamo entrati camminando sulla ghiaia che i nostri piedi scricchiolavano. Continua a leggere
1. Arte contemporanea & alcool
Siamo stati alla mostra, non si chiamano neanche più mostre, siamo entrati là che fuori già era notte, siamo entrati camminando sulla ghiaia che i nostri piedi scricchiolavano. Continua a leggere
Oltrarno, putrida latrina.
Via della Chiesa, chiusa.
Un tempo giar-dino
oggi Mario
con il suo mignolo non tagliato.
Ti chiede due spiccioli per comprare il Tavernello
Diana ha paura di lui,
ma no Diana è inoffensivo
non fosse per il suo mignolo lo si scambierebbe per un santo
o piuttosto un agnello, per un pony, per un nano da giardino
con occhi di fuco.
I gin tonic abbandonati della sera di ieri
caldissimo d’estate freddissimo d’inverno
Oltrarno, latrina,
odore di brodo vegetale,
traffico da telecamere disattivate.
Ci torno una sera dopo un po’ che non andavo
e mi sento come Verdone che incontra Venditti
che sono appena tornati a Roma dopo due anni fuori per lavoro.
(6 luglio 2015)
Se penso a degli oggetti a caso mi vengono in mente:
elastici; piegature di carta, ovvio; sigarette; multe piegate.
Basta, via tutto.
Ho scritto il testo che segue in sei minuti, senza neanche rileggerlo. Non che questo sia un valore. Continua a leggere
All’interno della foresta hanno costruito l’autostrada. Le auto allora sfrecciano tra gli alberi secolari, enormi intorno a loro. Giacomo continua a parlare di foreste di agrumi, io non riesco a cogliere il punto. Sta di fatto che la costruzione dell’autostrada nella foresta ha portato grandissimi benefici alla comunità, collegando finalmente ampie zone un tempo fuori da ogni strada e dal tempo, di conseguenza. Adesso la costruzione dell’autostrada fa della visione nel complesso qualcosa che sembra non avere un passato, malgrado gli alberi secolari e quello che Giacomo dica a proposito degli aranceti. Continua a leggere
C’è tutta una categoria di persone che bevono caffè nero lungo americano negli Starbucks di New York, e che hanno scelto il formato piccolo.
Costa due dollari e zero un centesimo.
Significa che con tale somma potranno sedere dentro a un posto caldo con connessione Wi-Fi fino a sera inoltrata. Continua a leggere
Le abitudini di Flavio sono molte. Si sviluppano lungo l’arco di un’intera settimana. Continua a leggere
Ho viaggiato che sarà un mese da Berlino a Pisa, con Rayanair. Questo volo lungi da essere un normale volo, è come una cartina di tornasole. Di molte cose.
Il mio posto era accanto a due persone che nei cinque minuti in cui non c’ero avevano già fatto amicizia. Così il volo si è svolto grosso modo con loro che parlavano ignorandomi e io a fianco che un po’ cercavo di ignorarli a mia volta leggendo un libro e un po’ ero costretto a ascoltare.
Se riporto questo dialogo è perché mi sembra che dica qualcosa di più vero sul lavoro e su come non sia possibile cambiare, mai. Continua a leggere
Se dovessi scegliere un luogo che descriva bene la nostra relazione sceglierei senz’altro il bagno di casa tua. Sarebbe semplice, non ci penserei che qualche secondo e poi risponderei così:
Il bagno di casa tua. Continua a leggere
Mia madre accende il vecchio televisore utilizzando due telecomandi, ma lo schermo rimane nero a lungo e prima si sentono solo le voci. Dopo alcuni minuti cominciano a vedersi le prime figure.
«È vecchia» dice mia madre, «è per questo che fa così. Ma funziona ancora bene».
Ne parla come se parlasse di sé.
All’ora di cena il vecchio televisore acceso e sullo schermo il meteo regionale.
Suonano di sottofondo musiche andine, mentre la voce di un generale dell’aeronautica ci guida nei recessi del tempo atmosferico: il più sottovalutato degli argomenti.
«Proprio un bell’uomo», fa mia madre «il tipo che piace a me» Continua a leggere
Del gas o della luce, non ricordo.
Poi tornavo a casa, passando per Ponte Santa Trinita e mi mettevo nella scia di un muratore che aveva finito di lavorare. Il muratore, con i suoi pantaloni sporchi di polvere e calcina, con le sue scarpe a norma anti-infortunistica, con il suo passo veloce, ma stanco al contempo. Si accendeva una sigaretta e ne respiravo le volute di fumo che a lui si accodavano e andavamo così, ad un andatura simile, quasi all’unisono, come se lui fosse uscito adesso dal suo lavoro e andasse a casa, mentre io circa due ore prima dal mio e dopo fossi andato alle poste centrali a pagare una bolletta, del gas o della luce, non importa ai fini del racconto. Continua a leggere