Le case degli italiani

Le case di Bruna

11173363_10153280388124314_5489722830298707904_nBruna: io in verità ero anche contrario a prendere a casa una donna delle pulizie, e lo ero per ragioni politiche. Poi però sono spuntate fuori queste nostre vite da lavoratori, ci hanno detto che i tempi sono cambiati, mettici anche la fine della politica, insomma eccola qui.

Ce ne aveva parlato M., che si trovava bene, che si scrivevano i bigliettini. E allora ci ha girato il suo contatto. Buffo che Bruna sia sopravvissuta a M., già che ora lei non si frequenta più con il nostro coinquilino Flavio e se anzi la incontrassimo per strada ci sarebbe anche un po’ di imbarazzo, per le cose da dirsi: come va, che combini, lavori sempre per… ? Bruna è rimasta con noi, indifferente alle nostre situazioni sentimentali, sopravvissuta ai nostri cambiamenti di status.

Invisibile ˗di Giovedì, io le lascio la chiave della porta blindata nella cassetta della posta˗ lei arriva con la chiave del portone e della cassetta, due chiavi piccole e normali, ed entra in casa nostra. Bruna e le sue case: ne deve avere anche una sua, dove ci abita. Mi chiedo se abbia voglia nel fine settimana di pulirla, se ha voglia o meno nel week-end di pulire ancora: perché poi tutta questa pulizia?, mi domando.

Tanto tempo fa lavoravo in teatro: anche io facevo le pulizie. Era bello andare alle cinque di mattina a pulire quel teatro, senza nessuno dentro, per strada, le poltroncine rosse, a volte con la musica nelle orecchie, ma spesso senza perché avevo paura, mi sembrava di essere uno che muore nei film horror. Là, io capii che la pulizia non è nient’altro che far-sembrare-pulito, che la pulizia è un paradosso, perché appena una cosa è pulita torna a insudiciarsi immediatamente. Che è una battaglia persa in partenza e sempre lo sarà. Chissà Bruna, con la sua esperienza, cosa ha capito. Potrei chiederglielo, scriverle un bigliettino da lasciare sul tavolo, ma so già che non lo farò.

Altri amici hanno preso in casa Bruna, ma alcuni non si son trovati bene. Dicono che non dà l’aspirapolvere, che trovano dei piccoli pallini di polvere, che non sia brava. Parlano di un’altra donna delle pulizie dal nome esotico, Janina, Juanita, non ricordo, che avevano prima di Bruna, ma io sospetto che si riferiscano alle loro madri, a quando erano piccoli, pertanto non gli do retta. Altri amici ancora che hanno preso Bruna si son trovati male, perché, dicono, lei sposta le cose. Certo, è naturale che le sposti, ma il punto sta che poi tende a rimetterle in un ordine diverso da come erano prima. A me sembra normale, come potrebbe ricordare tutti gli ordini di tutti gli oggetti di tutte le case?
E quindi capita per esempio di trovare il sapone intimo al posto del sapone per le mani. Io sospetto che in questi spostamenti di cose ci sia sopratutto ironia, da parte di Bruna.

Un giorno hanno cambiato la chiave del portone e allora sono andato, di mercoledì, dopo lavoro, da Bruna, a portale la nuova. Era in una delle sue molte case, nella zona Sud della città. L’ho chiamata e lei è scesa, con la sua faccia rotonda e strana e buona, di chi ha conosciuto l’intimità di tante persone. Abbiamo un po’ parlato, del più e del meno. O meglio mi ha parlato lei: mi ha detto che era in casa di questa signora anziana a farle compagnia e che no, non l’avevo disturbata affatto, stava pulendo i fagiolini. Poi io ho detto alcune cose tra il sentimentale e lo stupido, circa l’aiuto che ci dava in casa, e come si stava meglio grazie al suo lavoro, che per me non c’erano problemi che spostasse gli oggetti, che li rimettesse in modo creativo, che capivo la noia di mettere le cose sempre nello stesso ordine, quando invece sarebbe potuto essere tutto in un modo diverso, in una casa diversa.

Lei mi ha guardato senza capire, e allora non ho insistito su quel discorsetto mentale che mi ero preparato circa il nostro essere similissimi: alle nostra comune passione per le case degli italiani e che lei era forse una delle poche persone insieme a me e ai fisici quantistici che potesse avere un’immagine realistica di cosa fossero gli universi paralleli. Le ho semplicemente dato la chiave nuova, e me ne sono andato verso Est, pensando che era esplosa la primavera e a qualche altro argomento che adesso non ricordo.

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