A una cena con mia madre, sotto l’occhio silenzioso e imbarazzato di Diana, dicevo, vaneggiando che mi rallegravo del fatto che lei, mia madre, e mio padre fossero tornati a comunicare dopo anni grazie alla loro comune incomprensione nei miei confronti. Continua a leggere
Category Archives: Malta (2011-2012)
Piattaforma Hegel o dell’astuzia della Ragione
Personaggi
Agostino: febbrile. Quasi trenta. Sa cosa è il tempo quando nessuno glielo chiede. Se interrogato non sa rispondere. Già, ma chi mai lo interroga? Il suo marchio di fabbrica è un accendifornelli che tiene alla cintura, come una pistola. Preferisce le tette ai culi. Ama la Francia, l’ornitologia, ricevere fellatio, le cose normali, che piacciono a tutti.
Celine: francese. Coinquilina archetipica, una Celine che io non conobbi mai, cioè quella appena arrivata in Italia. Che non parla o quasi l’italiano.
La conferenza
La conferenza è partita lentina, dopo che già era iniziata in ritardo.
Ma queste conferenze che non trattano di scienze esatte possono e anzi devono cominciare in ritardo. Direi di più: che è un loro diritto. O per buttarla sul biologico, la loro stessa natura.
È cominciata lentina e io mi sono interessato ad osservare una zanzara che si posava sul collo dello spettatore che mi sedeva di fronte. L’ho osservata nel suo planare, nel suo posarsi sull’epidermide e nel suo perforarla. Nel suo ingrossarsi di sangue, nel suo mutare e questa metamorfosi è stata niente affatto lenta. Poi è volata via e io non sono intervenuto. Non sono intervenuto alla conferenza e non sono intervenuto a scacciare la zanzara. Continua a leggere
Radio Nostalgia: Il presente è inattuale. E altre cose.
Si progettava di scrivere un articolo che non avremmo scritto mai, mentre fuori pioveva ed era maggio. L’articolo parlava di Radio Nostalgia, anzi avrebbe parlato, e si sarebbe incentrato sugli aspetti di inattualità di questo presente che era restituito tramite canzoni che avevano come minimo 5 anni. O forse 10. Continua a leggere
Colloqui, lauree, volantini
Esistono due tipi di colloqui. Quelli per un lavoro a cui brami e quelli per i lavori demmerda. Continua a leggere
Pierna Putrìda (Gamba Marcita)
per G.C.G.
Pierna Putrìda non era mai stato un fenomeno a giocare a calcio. Da cui il soprannome. Si era nella Spagna di fine millennio e il soprannome si incollò a Pierna Putrìda come una seconda natura. Non che avesse davvero una gamba in decomposizione, ma si voleva piuttosto indicare e rimarcare, se poi ce ne fosse stato bisogno, il suo scarso valore calcistico. Pierna Putrìda alla fine non era una persona che si offendesse facilmente e lo capiva anche da sè, senza bisogno di tanti nomi, che non era propriamente quel gran giocatore che avrebbe voluto essere per poi giocare nei campionati di tutto il mondo ed avere donne da sogno e tutti i corollari. E non essere più Pierna Putrìda, pur continuando ad esserlo. Una rivalsa su quei compagni di calcio adolescenti che lo infamavano, ma che un po’ gli volevano anche bene. Perché volevano bene a Pierna Putrìda? Non perché fosse più buono di loro, ma perché era proprio come loro, che si immaginavano prima di dormire a quando sarebbero stati dei calciatori nella Liga e si addormentavano contenti. Continua a leggere
Vitae di coppia
Vitae di coppia (1)
Una scultura fatta di caccole. Cosa vorrà comunicarmi?
Vitae di coppia (2)
Ma che forma ha mai questa scultura fatta di caccole? Astratta. Mh.
Vitae di coppia (3)
Guarda un po’. Ha cominciato a buttare le sue unghie e le sue sculture fatte di caccole nel posacenere. E’ una persona davvero per bene.
Ennesimo dizionario dei luoghi comuni
Per Gustave
Chiusino (fare il/fare un):
Espressione in uso per indicare la saturazione di fumi o gas in ambiente chiuso (da cui chiusino). Uso principale: fumare una sigaretta in un auto con finestrini chiusi genera il chiusino. Usi traslati: Es. Giulio, che cazzo. Apri la finestra del bagno che hai fatto un chiusino.
Ikeico/a: Continua a leggere
Ultima pagina di una letteratura minore
I treni quali luoghi del desiderio. Desiderio di essere ascoltati, quando si parla al telefono: di nulla, di cosa si farà l’indomani: l’ufficio, il nulla. Poi commentare, se si è in compagnia. Se invece si è soli, distendere le gambe ben oltre il limite consentito (necessario). Dove sono quei vecchi moralisti di una volta che dicevano ai giovani di sedere diritti o quanto meno di non mettere pantaloni viola, mocassini neri, calzini a righe?
Rimpiango le gallerie, gallerie lunghe kilometri che oscurino la ricezione dei telefonini. Ma devio, mi rendo conto, da quello che volevo dire davvero: I treni quali luoghi del desiderio. Io mi preoccupo per un attimo di chiamate telefoniche di agenti immobiliari maltesi, che violeranno il santuario delle balene con sguardi impropri e commenti che non si possono permettere di formulare. Il desiderio è una cosa che non so e ad Empoli scendono tutti, tranne i più stronzi: quello che parla al telefono e che tutti lo sentano; quello in pantaloni viola, mocassini e calzini a righe; e io qua in fondo che appunto sull’ultima pagina di un libro verdetti che nessuno sentirà.
Epifenomeno e partenza
Quando entrò nella mia vecchia stanza l’epifenomeno responsabile del divorzio dei miei genitori, nell’apparente dualità, io e mio padre stavamo montando un armadio ikeico. Non era Billy, ma uno di abete chiaro, più minimale ancora. Continua a leggere