Se penso a degli oggetti a caso mi vengono in mente:
elastici; piegature di carta, ovvio; sigarette; multe piegate.
Basta, via tutto.
Ho scritto il testo che segue in sei minuti, senza neanche rileggerlo. Non che questo sia un valore.
Si parla dei miei compleanni tristi. Perché è come se dicessero qualcosa di più vero, su di me. Per questo se passano a trovarmi a casa Gioacchino e Giulia e mi hanno fatto un regalo: è solo robaccia trovata nella spazzatura, giusto a lato del bidone, roba buttata nei recessi di casa loro, roba di cui aspettavano un pretesto per disfarsi, come tutto, ma questo che vorrebbe dire? Cosa dice di me, intendo, non dell’esistenza in generale e non di loro due, ma di che tipo di persona sono io, se mi portano come regalo, incartato senza cura in delle pubblicità dell’Euronics, senza scotch o niente, semplicemente dei doni appoggiati dentro a un foglio, involtati, e i regali sono tre, ma a pari merito orribili: degli zoccoli in legno ornamentali, un fermacarte dalle fattezze di maschera del faraone, e infine un beduino in gesso, statua da presepe alta cinquanta centimetri, colorata a tempera in un blue kleyn.
Che dicono di me questi regali multipli?
Dicono che sono una persona orribile.
Questo ai trenta anni. Ai diciotto invece i miei genitori, uniti per l’occasione, mi regalarono un portafogli o’neall inguardabile e vuoto (mia madre) e una mantellina anti pioggia (mio padre), cosa dice questo di me? Cosa dicono questi regali, il portafogli brutto e l’odiosa mantellina poncho contro la pioggia, perché proprio queste due cose così brutte e non altre, altrettanto orribili, ma differenti? O magari due bei regali. Voglio dire, è possibile ricevere bei regali?
Nessuna risposta, qua, dal presente, il giorno dopo il santa sanctorum compleannorum, con questa bottiglia che vado finendo, rimasta dalle feste di ieri, il tunnel carpale che duole, la musica classica (Beriloz) di sottofondo, che miseria.
Ci sarebbe da dire tanto, su questi regali, recenti passati, assenti, mancati, su un profondissimo e radicato odio che io nutro nei confronti del genere umano. Sì, forse dai regali si potrebbe intuire un odio profondo e duro a pulirsi, a sciacquarsi via con il tempo, e che indubbiamente il genere umano riesce a percepire, da parte mia, nei confronti di tutti loro. Ecco cosa dicono i regali: noi lo sappiamo che tu ci odi: che sia stato per averti generato, che sia stato per aver trascorso anni mesi giorni insieme, ma poco importa: ormai è fatta.