Le case degli italiani

Le case di Bruna

11173363_10153280388124314_5489722830298707904_nBruna: io in verità ero anche contrario a prendere a casa una donna delle pulizie, e lo ero per ragioni politiche. Poi però sono spuntate fuori queste nostre vite da lavoratori, ci hanno detto che i tempi sono cambiati, mettici anche la fine della politica, insomma eccola qui. Continua a leggere

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Le case degli italiani

La casa di Ele e Leon (senza Ele)

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La casa di Ele e Leon: un quarto piano senza ascensore, di scalini bassi in pietra serena, che in definitiva sono ancora più stancanti di quelli alti. Ci vive una famiglia di zingari al piano terra: i bambini si affacciano alle finestre con le grate e ti guardano, quando passi o quando entro e mi salutano. Sono belli e sembrano anche felici se non fosse per le sbarre che comunque servono a evitare che i ladri (anche gli zingari evidentemente hanno il loro concetto di zingaro), vadano a derubarli a loro volta. Continua a leggere

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Le case degli italiani

Le case dei ricchi (raccontate da Flavio)

12088185_908821315874703_7380005228292664246_nA volte ci dimentichiamo che abbiamo trent’anni. Trentuno, insomma trenatadue.
Ce ne ricordiamo a intermittenza quando camminando di domenica mattina per Piazza Santo Spirito -avevamo sperato ci fosse la fierucola del biologico, per comperare un pezzo di formaggio, ma invece c’era l’artigianato e torniamo a casa senza nulla, del resto casa nostra è già strapiena di schifezze di ogni genere: come faremo a liberarci di tutta quella spazzatura quando la dovremo lasciare?- incrociamo in quelle domeniche mattine tra la folla della piazza alcuni giovani sconosciuti, che abbiamo visto chissà dove e quando, ma come sono belli i giovani, pensiamo, e improvvisamente ci ricordiamo che abbiamo trent’anni. Continua a leggere

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Le case degli italiani

La casa di Paola

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Paola ha sì una casa, ma quando mi fa entrare o quando mi muovo per il suo appartamento, o quando appoggio il cappotto a un appendiabito in corridoio, o quando prendo una sedia e lei insiste perché io ne prenda una più comoda («Mi trovi molto storto, Paola? Intendo posturalmente». «Ma no Simone, è normale, tu sei poeta e i poeti sono fatti così, fisicamente»), quando ancora rimando il momento di sederle accanto, quando guardo da vicino una delle molte stampe e cornici appese alle pareti (ci sono disegni fatti dal figlio anni prima, quando era bambino, oppure degli acquerelli di un architetto inglese, molto belli), o quando entro in bagno e osservo gli alti controsoffitti in legno, e quando poi alla fine di tanti movimenti che sono in fondo i movimenti che si fanno normalmente quando si entra in una casa sconosciuta, io siedo accanto a Paola e parliamo, e la guardo e l’ascolto parlare, sento che in verità la casa in cui Paola vive è tutta diversa da come la vedo io. Continua a leggere

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Le case degli italiani

Le case viste dai treni

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Le case degli italiani viste dai treni. Diciamo un treno che attraversa il Nord. Quella linea che collega Milano a Torino. Poniamo che sia una domenica di febbraio, e che piova. Io mi troverò a smettere infine di fissare lo scorrimento sul cellulare e guarderò fuori. Allo scorrimento delle gocce di pioggia sui vetri, nella direzione opposta a quella del treno. Allo scorrimento dei paesi, Rho, Magenta e altri ancora più piccoli e apparentemente sprovvisti di stazione e di nome. Mi troverò a guardare lo scorrimento fuori dal finestrino e il mio sguardo cadrà sulle case degli italiani. Continua a leggere

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San Niccolò (2015- 2017)

Le cuffie erano verdi

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Dell’anno a Madrid non è rimasto quasi niente, soltanto delle cuffie verdi per sentire la musica che ancora funzionano malgrado siano passati anni. Cuffie che contro ogni logica non si sono rotte dopo qualche mese, che non hanno cominciato a funzionare solo da una parte né a grattare come gatti al mattino fuori da una porta, cuffie che non si sono neppure perse nei vari traslochi come sarebbe stato naturale, ma che continuano a produrre suoni nitidissimi, mentre tutto quello che riguarda Madrid si allontana e si confonde. Continua a leggere

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Le case degli italiani

La casa di Marco e Anna

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Marco e Anna hanno preso casa al primo piano, nello stesso palazzo dove abita mia madre.
Sono giovani. Anna non so dire, ma Marco mi sono convinto che abbia dieci anni più di me. Non c’è un vero motivo, ma l’ho capito, dieci anni esatti.
Non che li incontri spesso. Vado da mia madre una volta alla settimana, sempre di lunedì, e le volte che ho trovato Marco e Anna per le scale, la possibilità stessa di incontrarli quando arrivo o quando vado, sono poche. Comunque. Una volta sono stato a casa loro, non ricordo perché, ma ci sono stato. Per una questione condominiale? Forse loro si erano trasferiti da qualche mese e io passavo per le scale e mi hanno detto: entra. Continua a leggere

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