«Nonno, lo senti questo fischio?»
«Fischio, dici?»
«Si, questo suono di sottofondo, questa nota continua che ci accompagna da mattina a sera, e anche di notte quando dormiamo».
«Lo sento, ma non è bene parlarne».
«Ah no? E per quale motivo?»
«È così. Ci sono cose di cui non si parla».
«Tipo?»
«Ad esempio non si parla dei nei, che sono come simboli in codice che spuntano sulla nostra pelle e indicano cose ben precise, ognuno di loro è un messaggio. Ci sono centinaia e centinaia di cose di questo tipo, di cui non è il caso di parlare».
«E il fischio?»
«Il fischio non fa eccezione. Lo si sente meglio al mattino, quando ti svegli e nella casa tutti dormono ancora. Il fischio e il canto di qualche uccello, ma non ti devi allarmare», ha detto mio nonno.
Poi è rientrato nella stanza mio padre per preparare il pranzo e noi abbiamo smesso di parlare immediatamente.
«Di che parlavate?», ha chiesto lui.
«Di niente», ho risposto io.
«Il nonno ha tirato di nuovo fuori i discorsi sulla guerra, dimmi la verità».
«No no per niente, parlavamo del campionato di calcio. Ma dimmi invece, che ci hai preparato di buono oggi?»
«Lo chef ha cucinato lingua d’oca. A tavola, è pronto».