
Ancora un martedì al Volume, tra la folla ammassata, pensavo a varie cose e alcune specifiche domande, che ormai il mio ruolo e le mie nuove responsabilità lo esigevano. Pensavo a Theodor Adorno che in un suo racconto giovanile di cui ho scordato il titolo, un raccontino di nemmeno tre pagine in cui scrive principalmente di se stesso, parla tra le altre cose del potere e della critica che il potere vorrebbe criticare. Inizia così: Hai fatto torto al potere, come se parlasse a se stesso o alla critica in persona. Ricordo solo questa frase. E sempre in quel testo si fa notare che la critica ha la sua ragion d’essere proprio sull’oggetto che voleva criticare, che vive perciò di questo scandalo interno.
Questo dicevo a Davide dei Pop-X dopo il concerto, per metterlo spalle al muro, a lui che mi sorrideva con i suoi denti un po’ a punta e il volto vagamente kafkiano, che diceva: No, non è così, io ho un buon rapporto con quello che te chiami il potere, le canzoni pop o dance o di Jovanotti, è musica che a me piace, o magari è musica -e penso a Jovanotti- che nel momento in cui è uscita non poteva essere udita perché sovrastrutturata, ma che si meritava di essere salvata e se merito è eccessivo, diciamo solo che mi piace, che io ascolto qualcosa e quel qualcosa mi piace.
Così diceva più o meno Davide dei Pop-X usando meno parole di quelle che ho usato io, circa quella mia prima e unica domanda con cui pensavo di metterlo spalle al muro, ma lui le aveva già da prima e si verificava quindi una sorta di rotazione planetaria per cui le spalle al muro le avevo io. Era un movimento rotatorio che si univa a un pensiero che avevo avuto prima, mentre di fronte a me, al concerto, brillavano le luci strobo e gli occhiali luminosi si illuminavano al ritmo della musica e Davide si muoveva come una scimmia e il suo percussionista batteva delle bacchette su un tamburello. Il secondo pensiero era dedicato ai pianeti che ruotavano quella sera dentro la stanza, e quindi c’era lui, Pop-X che era al centro del sistema solare-serata, con la sua luna percussionista e attorno a essi, che pure ruotavano, c’erano vari pianeti e penso a Giacomo e indubbiamente Giulia e subito dopo Neri e Lapo e Anna e Garna e Ferro e Lucia e molti altri tra cui me stesso, defilato punto di osservazione sullo spazio e infine un pianeta che gravitava lontanissimo e dormiva nel mio letto in fondo alla piazza ed era Diana, un pianeta o stella distante, ma pure presente e solo verso la fine del concerto io mi mettevo a osservarne uno ancora, di pianeti, ed era Niccolò, cantante del famoso gruppo musicale dei …. che gravitava pure lui in quella stanza-cosmo e io lo riconoscevo e lo osservavo da un angolo della stanza chiedendomi se, dopo quei suoi testi e quelle sue canzoni, se fosse in grado di divertirsi ai concerti divertenti; provavo a capire solo guardandolo che tipo di pianeta fosse, di che materiale, se fosse un pianeta umido o secco, lento o veloce e me lo continuavo a domandare anche dopo, mentre parlavo di Adorno e annotavo su un minuscolo taccuino le risposte di Pop-X. Niccolò allora ascoltava la mia intervista, con uno sguardo scettico, verso quel mio taccuino, quel mio scrivere veloce con una matita e quei fili che si formavano e quel registratore con cui segnavo tutte le cose che Davide rispondeva.
Quindi, diceva Niccolò, sei in questa dinamica di interviste e io me ne rendevo conto in quel momento là, in cui lo diceva, che non mi stavo comportando come si comportano le persone quando fanno amicizia, ma come quando si cerca qualcosa, un linguaggio proprio e Niccolò faceva una canna e non mi riusciva di chiedergli niente di niente, solo un brevissimo accenno a Nabokov, che lo lasciava sorridere impercettibilmente, era un secondo, e poi di nuovo quel suo registrare il registrato, il suo correre veloce nel sottobosco, in un territorio non delimitato che si è fatto nemico, ma io non so cosa dico e forse era semplicemente il nostro essere entrambi Arieti, quella nostra polarità planetaria, che ci impediva di scoprirci fratelli, e io pensavo a quel mio passato dove c’era stato lui eppure lui non c’era, a quelle sue canzoni che lui si era portato sulle spalle, come ci si porta una zaino o un vecchio padre quando si fugge dalle città in fiamme, ma non so che dico, ripeto, ho dormito molto poco, Diana dormiva già e io ho fatto tutto piano, la piazza svuotata, la pulizia delle strade a rendere più netti i contorni e la mattina una tendenza ad accelerare, per poi entrare al mio lavoro non-glamour un’ora prima, perché c’erano da fare i bilanci di fine mese, e poi quell’appuntamento in Via del Drago d’oro con gli scrittori fiorentini di altra generazione e altri impegni ancora che andavano a sovrapporsi come orbitali, al mio pensiero di me durante il concerto e quegli occhi rossi di Pop-X, come le scimmie in quel film thailandese che vinse a Venezia o Cannes, Zio Bonmee che si ricorda delle vite passate, quel film che guardavo in Spagna per addormentarmi, sera dopo sera, senza mai finirlo, quando ancora mi facevo tutte quelle canne e ascoltavo già allora Niccolò cantare, e tutto era ancora molto distante da come si sono messe le cose oggi, con questo mio non fumare e casa e sistema planetario strutturato in cui ci sono così tante variabili e cose da dire che non basterebbe la carta dell’universo e lo spazio virtuale illimitato non potrebbe comunque sopportare la tensione di un pensiero come quello.
Ma il riferimento al film e al mio passato e gusto musicale non lo dicevo durante l’intervista, che sarebbe sembrato fuori luogo. Poi si tornava nella grotta Volume a bere ancora qualcosina di impercettibile, pulviscolo, che non avrebbe spostato molto i valori la mattina dopo e i ragazzi terribili suonavano gli strumenti e Giacomo conquistava tutti cantando le sue canzoni e Davide suonava il pianoforte e a volte non si ricordava gli accordi mona e Niccolò si rifiutava di suonare perfino una cover degli 883 o riadattare Velleità a quel momento e stanza. Poi erano le tre di notte e Neri i suoi aiutanti avevano solo voglia di andare, che oggi è mercoledì e il sistema continuerà a ruotare anche domani e i pianeti torneranno ad allinearsi, tra un certo tempo e in un altro spazio, ma non più quella sera, che era andata così, e dopo la sveglia che suona, il solito bar di elezione e un affitto non ancora maggiorato, da pagare.
2 aprile 2014