Fogli sparsi, Malta (2011-2012)

Radio Nostalgia: Il presente è inattuale. E altre cose.

Si progettava di scrivere un articolo che non avremmo scritto mai, mentre fuori pioveva ed era maggio. L’articolo parlava di Radio Nostalgia, anzi avrebbe parlato, e si sarebbe incentrato sugli aspetti di inattualità di questo presente che era restituito tramite canzoni che avevano come minimo 5 anni. O forse 10. Lo statuto della radio era da indagare, ma fecondo. Non l’avremmo fatto a breve. La risposta psicologica che noi avremmo scartato era che a tale radio, Nostalgia, non avevano la forza di confrontarsi con il presente, che appunto non rientrava mai, ma sarebbe rientrato solo una volta che sarebbe stato passato. Banalmente falso. Noi avremmo avuto modo di capire che quello che lì succedeva era ben altro, che il successo spropositato di questa radio dal nome di derivazione greca, ma di origine romantica, era di ben altra caratura.
Il presente è inattuale, Cami, non ci si confronta mai, e non è oggi che le cose vanno male e noi abbiamo per così dire messo i remi in barca, ma era così anche anni fa, solo che non ce lo ricordiamo più. Possiamo dunque ascoltare radio Nostalgia, che diventa ogni giorno che passa sempre più attuale per noi che diventiamo ogni giorno di più, più inattuali. Ma anche questo, vedi bene, è falso. Noi continuiamo ad esperire, si va dalla ghiotta con Sartini, si passa dal caffè a bere una grappa, e io vi ascolto parlare e mi sento solo molto lontano da qualsiasi presente filosofico e non posso pensare a la Vila-matas che il filosofo più filosofo sarà quello che avrà escluso più argomenti dagli argomenti di cui parla, perché poi io continuo a parlare troppo. L’articolo su Radio Nostalgia che si incentra su Roland Barthes e Nietzsche allora comincerà parlando di come il ritorno, e di come il ritorno, sartiniamente, sia possibile solo dove non si è mai stati, ovvero in un presente che non si è mai dato. E questo è tutto.

*

Una domenica ininfluente di Maggio. Dormito tutto il santo pomeriggio, addormentarsi guardando il giro d’Italia. Mi chiedo, in certe sere, se sia un periodo creativo o distruttivo, se sia possibile portare avanti questa guerra  di posizione, questa guerra di logoramento (contro chi?) e allora i concetti di distruzione e creazione collassano se parlo con i miei amici solo un pò fricchettoni e sto meglio, in altre mattine, sempre aspettando, se sento parlare per un attimo di Levinas e del concetto di neutro: starò meglio perché me ne parleranno in modo neutro rispetto a tutta questa ininfluente enfasi concliliatio oppositorum. S’aspetta, si prende posizione, alle fermate degli autobus che non stiamo aspettando, ma che, sola, ci fornisce un alibi. Alibi, inutile dirlo, per colpe che comunque abbiamo commesso, ma come-se fosse successo ad un altro o ad un uomo della foresta che non ha mai sentito parlare di cristo.

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Ultimamente, che vuol dire due giorni, mi manca il tempo materiale di scrivere, e dovrei poi dire scriver-mi. La meta-letteratura di Vila-Matas sarà specchio noioso e avrò voglia di tornare alla piccola narrazione, ai racconti per non farmi addormentare. Avevo solo voglia di dormire, di fare due passi e sono già invischiato in minimo due progetti. Ma progetto va col due. Me l’ha spiegato uno del Nord-Est come funziona e io l’ho capito. Mi ha detto che progetto è male, due progetti è bene, da tre in su progetti altrettanto male. Molto semplice. Protestanti veneti sanno bene la lezione di De Lillo, che il progetto ci avvicina alla morte, e quindi due (progetti) ci avvicinano e ci occultano la verità. Tre sono poi ugualmente sbagliati e quando, anni fa, ad un corso di Vitale, chiedevo perché si facesse tutto questo parlare del due, di riproduzione e così poco di tripliczione o centuplicazione, mi rispose: sì, va bene. Lo aveva detto uno scrittore, che adesso mi sforzerò di ricordare, circa il suo scriver di triangoli, che era finito a scriver di triangoli perché del due non si era stati in grado di dire nulla di chiarito. Fuori continua a piovere.

7:5:12

ce matin là 066

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