In fuga dalla bocciofila

Hungry hearts | Tu non hai fame?

Il salumiere di via Romana termina di arrotare il coltello con estrema lentezza, benché ci siano già quattro o cinque clienti che attendono e rumoreggiano. Cosa farebbero questi, se solo al di là del banco ci fosse un impiegato delle poste e non un uomo con un coltello?

«Prossimo», urla il salumiere, ma nessuno prende la parola. «Novantasei, diobono» puntualizza ancora l’uomo, accalorandosi subito nel volto.

«Eccomi, sono io», dice una ragazza con i capelli ricci.

«Via signorina, acceleriamo le operazioni».

«Vorrei del prosciutto».

«Non ci siamo signorina, mi deve dire qualcosa in più. Come lo vuole: crudo, cotto, stagionato, casalingo, salato? Mi dica, mi dica».

«Sa, io non me ne intendo, sono vegetariana».

«Ah, benissimo, la signorina qui è vegetariana. E che se ne fa del prosciutto, mi dica, ci concima l’orto?».

«No, vede, è che stasera con il mio compagno prepariamo delle crêpes».

«Ah, poteva dirlo subito bella signorina. Allora le ci vuole il cotto, ecco quello che le ci vuole. Quanto gliene affetto?».

«Tre etti».

«Benissimo signorina, così mi piace, bella decisa».

Il salumiere affetta con estrema lentezza, come un maestro di cerimonie, come un massone abbraccerebbe un confratello, come un muratore un pontaio. Fette sottili come fogli di carta velina, carta da origami.

«Ecco qua, tre etti e mezzo, lascio?».

«Lasci, lasci».

«Sa una cosa signorina bella? Le farò una confidenza: nella nostra famiglia siamo tutti vegetariani, non ci crederà, ma è così. Lo siamo diventati. Prima ne mangiavamo parecchio di prosciutto come questo, sa? Poi la bambina, aveva sette anni, le son cominciate a spuntare le tette. A otto anni le è comparso un terzo capezzolo. Così sono andato da un naturopata, questi mezzi dottori fricchettoni, che mi ha detto: O la fate finita di dar tutto quel prosciutto alla bambina o sarà costretto ad abbatterla. Così mi disse».

«Ah».

«Prego signorina. Desidera altro? C’ho della finocchiona che è speciale».

«No, grazie, sono a posto».

«Il prossimo allora, a chi stiamo? Novantasette. Forza signori, non siamo mica alle poste qui».

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