Ottobre, novembre 2017
Cacciatori nel Buio
Il libro di Osborne ha un inizio faticoso, paesaggistico e immobile che rispecchia i sentimenti del protagonista. Poi il libro si anima, e si fa più veloce, ma non mi ha conquistato. In una frase: La classe disagiata va in Cambogia. Parzialmente utile per un’ipotetica bibliografia sul tema del doppio che ogni giorno nel mondo va aumentando. Nota di passaggio: libro comprato a Todo Modo a metà con Antonio De Sortis, uno di queste sere glielo porto, perché adesso è il suo turno.
La ferrovia Sotterranea
Il libro di Colson Whitehead, autore che ho ascoltato parlare nel 2015 quando non era ancora mainstream, quando non aveva ancora vinto il Pulitzer e il Book Award (e questo credo dica molto non tanto sulla mia lungimiranza in fatto di scrittori, ma sulla qualità degli incontri che si tengono ogni inizio estate a Villa La Pietra, presso la NYU), mi è piaciuto, ma non mi sono innamorato. L’ho letto in fretta, l’ho letto con piacere, ma non mi ha convinto al 100%. Un libro attuale anche se parla di schiavismo nel 1820, la cosa che però più mi ha convinto è il suo modo di parlare di bambini, che sono identici siano essi bianchi e neri, fino a una certa età, al di là delle razze e delle classi sociali. Questo, che è nel libro una cosa collaterallissima, mi è piaciuto molto.
Berta Isla
Il nuovo romanzo di Javier Marías è il solito romanzo di Marías.
Cioè molto bello, soliti riferimenti che ci sono in tutti i suoi ultimi romanzi: i servizi segreti inglesi (e alla fine scopriremo, è cosa certa, che il padre o il nonno dell’autore, se non proprio lui stesso ne hanno fatto parte e la broma è di averne parlato in ognuno dei suoi libri, tipo lettera nascosta di Poe), le relazioni sentimentali e quello che sappiamo della persona che ci sta accanto, la Spagna.
Non l’ho ancora finito, ma mi piace, e leggere in lingua spagnola mi fa sentire una persona differente.