Fogli sparsi, San Niccolò (2015- 2017)

I primi di ottobre

per Antonio Logarzo

In primi d’ottobre, limpidi, senza una nuvola, trascorsi nei campi finché il sole va dietro a colline che diventano viola come fossimo a Bobbio, in queste mattine fredde che usciamo di casa con giubbotti leggeri e all’ora di pranzo restiamo nell’ombra degli ippocastani, in queste giornate senza una nuvola in cielo e gli alberi intorno con ancora tutte le foglie e se ci sembra strano che possan seccare, di certo non immaginiamo che tra poco cadranno, in queste giornate così faticose, trascorse nei campi a coltivare la terra, chini a sudare, benedetto venticello d’ottobre, in queste giornate così silenziose, ho pensato alla vita d’un tempo: non che fosse comoda, non al traffico in motorino, non alla fuliggine che produce la vita, non allo smog sui vestiti colorati, non alla spesa all’Esselunga quando facevo passare una ragazza sportiva, e poi lei stava nel parcheggio che indugiava a guardar nel telefono, non ho pensato nemmeno alle giornate in ufficio, non alla luce del neon, alle colleghe stanche già dal mattino, e non facevano niente, e non avrebbero mai fatto niente, solo quel continuo lamento.

In queste giornate d’ottobre così importanti, qua che non c’è niente da fare, solo la terra che deve esser mondata, e non c’è niente, solo questo cielo chiaro e freddo, che annuncia piogge che arrivano, forse già da domani ci sussurra all’orecchio il meteo regionale, ma noi abbiamo smesso di credere, è stato allora che ho pensato alla mia vita d’un tempo: non al contratto a quattro ore, e quelle in più trasferta italia, non al traffico delle sei e mezzo di pomeriggio quando ancora c’è luce, nemmeno alla fuliggine sui vestiti colorati o alla spesa all’Esselunga, quante persone che facevo passare davanti.

In queste giornate d’ottobre ho pensato alla vita d’un tempo, a quella stagione dell’anno che le ragazze indossano calze, calze in cotone, hanno indosso gonne, e non pantaloni, e non cappotti lunghi e pesanti, i primi d’ottobre, che le giornate son lunghe e a pranzo fa caldo, in queste giornate passate nei campi, con ancora tutti questi alberi intorno, e le foglie diventano secche, e nessuna nuvola in cielo, senza una nuvola in cielo, non ho pensato alla vita d’un tempo, ci ho pensato un secondo, a delle calze in cotone, mentre tornavo a casa con tutta la terra intorno.

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