Domenica tornavo da Torino (ero partito il giorno prima con Pier, preparando lo zaino di fretta e tutto il viaggio era stato completamente improvvisato tanto che avevo perfino dimenticato di portare con me la carta di credito e ovviamente non avevo neanche un euro. Avevamo cenato in autogrill e eravamo arrivati a Torino verso le dieci e la sera era stata molto semplice e molto bella, fatta di parole e di bevute, era andata come era andata. Prima alla festa delle riviste e poi alla festa della Holden dove eravamo arrivati che già stava finendo e non ci avevano fatto entrare. Eravamo rimasti a un bar là vicino a bere altre birre e avevamo incontrato moltissime persone, molte di quelle persone che rappresentano nella mia mente “il mondo delle lettere” seppur come me ne siano delle figure ultra-marginali e che se ne scrivessi qui i nomi a molti di voi non direbbero niente. Poi eravamo andati a letto. Eravamo arrivati a un albergo fuori città che era già molto molto tardi, e poi al mattino io ero ancora ubriaco, seppur la sera non mi sembrasse di esserlo. Ma la mattina, che era il momento in cui sarei dovuto andare al Salone, io ho capito che non sarei mai stato in grado di fare una fila e di andare a una fiera del libro e parlare con delle persone, ma al massimo sarei stato capace di dormire, oppure di stare catatonico buttato da qualche parte, oppure forse di guidare, e così ho fatto. Mi sembrava una cosa stupida andare fino a Torino per vedere il Salone del Libro e poi neanche entrarci, ma al contempo mi sembrava una cosa ragionevole, perché la serata era stata bella, e lo era stato passare del tempo con Pier e con Luca e con gli altri ragazzi. Che in fondo quello fosse già abbastanza. Così mi sono fatto prestare altri soldi e sono tornato verso Firenze, ma il punto non è questo, che era solo una parentesi) guidavo l’auto di mio padre in uno stato pietoso, e ho acceso la radio e ho cercato una stazione radiofonica che mi accompagnasse per un po’. Ho trovato Radio Tre, radio che confesso io non ascolto quasi mai, e c’era Fahreneit, o almeno dopo un po’ ho capito fosse proprio quella trasmissione là. E allora mi sono messo ad ascoltarla. Ma mentre l’ascoltavo è cominciato a crescere in me il dubbio che non fosse la vera trasmissione, ma una specie di copia o di parodia o di replica. Il dubbio si è insinuato in me perché gli ospiti della puntata erano quella domenica Ascanio Celestini e Lella Costa, entrambi a presentare il loro ultimo libro, e li introduceva la Banda Osiris, insomma quello che stavo ascoltando non era una semplice puntata di Fahreneit, ma era semmai La Puntata di Fahreneit, o forse era una falsa trasmissione radiofonica, perché era troppo, perché c’erano troppi cliché tutti insieme.
E sono stato così molto a lungo guidando sulla A1, ancora in dopo sbronza con il dubbio che quello che ascoltavo non potesse esistere sul serio.
17 maggio 2019