a short story by simone Lisi /english version by Matthew Licht
When I got to the office they were stacking big boxes full of something in a corner.
Hey, Daniele Bonino said, looks like the big delivery came in.
What’s in the envelopes? I asked. No idea, he answered. So I opened one. They were free invitations to an art exhibit in town called, “Il Cinquecento a Firenze”. Five hundred packages for all the churches in the city, and the suburbs. The sender was Arciconfraternita, a sort of All-Churches League.
My job was to open the boxes and sort out the deliveries. Most went to our carriers with rounds in town; those destined for the suburbs and remote parts of town, such as the hilltops, went to another postal service.
Took me a few hours. A super-nice colleague helped me attach the barcode labels. I thought about all those faraway churches, all those lonelypriests and monks, fewer of them every year. They were about to receive those envelopes. They’ll sure be happy, I thought.
When that job was done, the Chief Postman took all the envelopes destined for the city, and left the ones for the suburbs.
A guy shows up at 4 pm to take our out-of-town deliveries: he picks up one or two boxes a day. But that day he’d have to take over twenty big boxes. I tried to call him: Hey man, today you’re gonna need an extra-large truck and lotsa energy. But I couldn’t reach him. Maybe he was out driving, cursing God in heavy traffic, who knows? Someone showed up at four, but it wasn’t the usual lazy-ass, who would’ve said take those twenty boxes and stick ‘em up your ass. It was a young man who didn’t know about life and the divine right to do nothing. He was just the last guy hired by the Out-of-Town Delivery Service, so he took all those big boxes out to his truck without a peep. I helped him carry them, and thought it was a miracle, not a major one, but still.
Quando sono arrivato in ufficio erano impilati in un angolo più di trenta grosse scatole piene di qualcosa.
Hey, mi ha detto Daniele Bonino, è arrivata la spedizione grande. Cosa c’è dentro le buste? gli ho domandato. Non ne ho idea, ha risposto Bonino. Così ne ho aperta una e l’ho visto: c’erano degli inviti omaggio per una mostra che fanno in centro “il 500 a Firenze” o qualcosa del genere. 500 grosse buste destinate a tutte le 500 chiese della città e dei dintorni. Il mittente era l’Arciconfraternita, che sarebbe una sorta di Alleanza o Federazione di tutte le chiese. Così il mio ruolo era quello di aprire le 30 scatole e dividere le buste: assegnare ai nostri postini la maggior parte, quelle destinate in città, e dare l’altra parte destinata ai sobborghi o alle zone veramente remote della città, come le chiese in cima alle colline, a un altro servizio postale nazionale.
Ci ho impiegato circa due ore. E per fortuna una collega molto gentile mi ha dato una mano con tutti i barcode da attaccare. Mentre facevo questo, pensavo a quelle chiese remote, forse anche a quei singoli preti e monaci che ogni anno sono un po’ di meno, e al fatto che a giorni avrebbero ricevuto quelle lettere, quegli inviti. Chissà come sarebbero stati felici, ho pensato.
Alla fine del mio lavoro è arrivato il Capo-Postino che lavora da me e ha caricato tutte le lettere destinate alla città, lasciando le altre buste, quelle destinate al fuori.
Ogni giorno alle 4 del pomeriggio viene un uomo delle servizio postale nazionale: ogni giorno ritira più o meno una o due scatole piene di posta. Ma quel giorno avrebbe dovuto ritirare circa venti scatole piene di buste. Così, su consiglio di Bonino, ho provato a chiamarlo per dirgli: hey amico, oggi hai bisogno di un furgone bello grosso per ritirare le tue buste, e anche di una bella dose di energia. Ma non mi è riuscito di trovarlo in nessun modo: forse stava guidando nel traffico e bestemmiando per la città completamente paralizzata, non lo so.
Alla fine qualcuno è arrivato, ma non era il solito uomo di ogni giorno, quell’uomo che in verità non ha mai voglia di fare niente, quell’uomo che quasi certamente non avrebbe mai preso le venti scatole di posta, ma che mi avrebbe detto: fanculo te e le tue scatole.
Quel giorno è arrivato un altro uomo, un ragazzo completamente all’oscuro dei fatti della vita e della posta, e del suo diritto di non fare niente.
Era solo l’ultimo ragazzo assunto al servizio postale nazionale. E allora lui ha preso le venti scatolate di posta e le ha caricate sul suo furgone, senza dire una parola.
Io l’ho aiutato a portare le scatole e ho anche pensato che era un miracolo, non uno di quelli grossi, ma di certo era un miracolo.
9 November 2017