Fogli sparsi, Santa Croce (2017-...), Senza categoria

Quanto farsi pagare per un testo o lettera a Giorgia

Ciao Giorgia,

Umberto mi ha detto che avresti scritto. Ecco dunque che provo a risponderti meglio che riesco, visto che da poco anche un’altra persona mi ha chiesto a voce se ho una tariffa per i miei lavori di scrittura e io le ho risposto con argomenti un po’ confusi. Provo pertanto a mettere tutto per scritto e vediamo se ne esce qualcosa di più lineare.

La questione, brutalmente, è una: o ti fai pagare per un progetto finito o ti fai pagare per le ore che impieghi a farlo.
Quasi di sicuro i tuoi committenti ti proporranno la prima formula perché saranno più tranquilli nel sapere subito di che somma si tratta. In verità questo non è sempre così vantaggioso per loro, visto che spesso le ore che dedichiamo a questi lavori, non lo sapranno con esattezza e se siamo veloci (ed è probabile che lo siamo), si fa anche abbastanza in fretta, penso a testi pubblicitari dove conta anche avere una buona intuizione.
Tuttavia, venendo al cuore della domanda, ti confesso che io non ho mai stabilito un tariffario delle mie prestazioni di scrittura.

In generale per un progetto singolo, abbastanza agile da fare, diciamo un progetto di testi per un sito internet, un progetto che alla fine sia una mezza dozzina di cartelle, io di solito chiedo 300 euro.
In generale per me oggi, in questo periodo della mia vita, ma mi auguro in futuro possa essere di più, il mio golden number è 300 euro. Se il progetto è ampio si sale di prezzo, ma in generale una buona strategia è dividere un lavoro grosso in singole unità di lavoro e farsi garantire per ognuna di questi lavori una somma di 300 euro, quindi il risultato sarà un multiplo di 300 (testi 300, didascalie 300, editing 300 per esempio).
Ci sono lavori che sono pagati meglio (se il committente ha fretta gli si chiederà sicuramente di più e lui pagherà), ci sono lavori che sono pagati peggio, ma che ha senso accettare perché sono portatori di altri lavori in futuro.
Temo che il campo che hai scelto di intraprendere sia uno con ben poche certezze, tempi di pagamento complicati, etc. A volte c’è anche la possibilità che il committente non ti paghi per niente, che sparisca, che abbia dei debiti enormi con molte persone. Partire con contenziosi giuridici apparirà allora come un’impresa quijotesca. Però al contempo penso che sia un lavoro in cui ci sia margine, intendo che sia un lavoro che esisterà anche domani, e se ti piace scrivere sia una bella scuola, per imparare tante cose, per affinare la tua tecnica.
Per tornare alla tua domanda, per provare a dare una risposta usando due concetti filosofici, io ho capito che nelle tariffe si deve provare a essere aristotelici e non platonici, anche se la storia del 300 è proprio un’idea del secondo tipo.
Il mio consiglio invece di una tariffa o di un’idea fissa da seguire sempre (Platone), è che sarebbe meglio interpretare la singola situazione (Aristotele) e con questo intendo:

  1. capire bene quanto tempo impiegherai (non solo tempo materiale a scrivere, ma anche a documentarti sull’argomento) per svolgere il lavoro.
  2. capire quanto si può chiedere al committente (questo è difficilissimo), capire cioè qual è il budget che c’è per il progetto.
  3. Capire qual è la soma minima che siamo disposti ad accettare e chiedere sempre un po’ di più perché ci sarà un margine di trattativa, quasi sicuramente.

 

Ti propongo ora una specie di gioco: proviamo a pensare a questo testo che scrivo per te e a quanto ipoteticamente io ti potrei chiedere per farlo.

Dunque, le valutazioni da fare sono: quanto tempo ci impiego a scriverlo? Sono qui da circa mezz’ora, è pensabile che ci impiegherò alla fine un’ora, forse qualcosa di più per la revisione.
Secondo: che tipo di competenza ti sto offrendo?
Sebbene io non sia un professionista del settore, uno che che vive di soli testi, quindi onestamente non ti potrei sparare una cifra elevatissima, tuttavia ho competenza dell’argomento. Che ne sai tu, mio committente, di quanto sono qualificato io? Quindi anche su questo punto ci sarebbe da dire che la capacità di restituirmi credibile ai tuoi occhi farebbe aumentare la somma che potrei chiederti. Ad un eventuale incontro dal vivo questo fattore sarebbe da considerare, o se tu avessi guardato il mio profilo facebook (cosa probabile). Se io per esempio ho scritto un romanzo, se collaboro con la sceneggiatura di film o serie televisive o teatro, o quant’altro, questi sono elementi rivendibili.
Ti voglio vendere un testo (questo qui) che è sicuramente molto soggettivo, che è improntato alla mia esperienza, un’altra persona ti darebbe un’altra risposta, ma credo di argomentartela in modo sensato, con concetti filosofici, con cognizione di causa, quindi devo essere il primo a credere e valutare seriamente quello che ti sto vendendo e quindi è importante per me non svenderlo.
Poi ci sarebbe da considerare il fatto che tu mi scrivi in amicizia, tramite Umberto che è un amico in comune, per questo io dovrei avere un occhio di riguardo verso di te, tuttavia quasi tutti i lavori che si trovano all’inizio si trovano in questo modo, tramite dei contatti. Per questo direi che la questione dell’amicizia lasciamola in secondo piano, spesso lavorare per gli amici è una bega assoluta perché ti cagheranno molto più il cazzo di quanto te lo cagherebbe un normale datore di lavoro. Tuttavia è probabile che un lavoro trovato tramite un amico ti garantirà il pagamento (ma non è sicuro), quindi questo mi porta ad avere, di nuovo, un occhio di riguardo verso il committente-amico. È probabile che se ci troveremo bene in questo progetto, lavoreremo ancora insieme (non è detto che tu apprezzi questo testo, magari volevi risposte più pragmatiche; magari trovi il mio stile di scrittura fastidioso, chissà, ma è possibile anche l’opposto, che ci sia sintonia), quindi io questo dato lo considero, come un investimento per il futuro.
In conclusione, quanto ti chiederei per un testo del genere?
Ti chiederei 100 euro credo, netti.
Ti sto dando in verità dei consigli abbastanza astratti, ma anche dei dati pratici, concreti (300, il mio golden number) quindi ti potrei chiedere anche qualcosina di più. Anche se credo che alla fine sarei disposto ad accettarne 50 netti. Se questo fosse un testo con finalità pubblicitaria di chiederei senza dubbio 300. Se tu mi volessi pagare con fattura (o notula per cedolare secca), ti chiederei il 22% in più.

A questo punto ho quasi finito di scrivere, ma dovrò rileggere e presentarti questo testo pulito, senza refusi e il più scorrevole e chiaro possibile, in generale ci avrò lavorato un’oretta, o qualcosa in più. Ti chiederei 100 euro, disposto ad accettane la metà perché avevo la mattina libera, perché mi ha fatto piacere scrivere questa cosa e forse la venderò a qualcun altro.

Non so se ti è stato utile questo giochino e questo mio messaggio, spero di sì. In conclusione penso sia molto utile fare quanta più esperienza possibile (negli ultimi anni io non ho vissuto solo di scrittura, ma quando mi proponevano o trovavo un lavoro di scrittura la mia regola era: accetto; anche se la paga era bassa). E la seconda cosa che mi sembra importante è: fare squadra. Ogni lavoro, in questo caso uno scambio di opinioni tra me e te, è anche il seme per eventuali collaborazioni future. Ovvero, se io avrò un lavoro di editing, o testi on-line o chissà cosa, e per qualche ragione non potrò farlo, se ho buona considerazione di te, se ti sento affidabile o amica, forse ti cercherò, e forse te potresti fare altrettanto se questo testo ti è piaciuto e se ti ho convinto.

Un saluto

Simone

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Fotografia e didascalia a cura di Gianni Mereu

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