Forse è venerdì e forse avrò un certo bisogno di uscire. Forse chiamerò ogni numero chiamabile della lista dei numeri da chiamare e forse non mi risponderà nessuno. Forse avrò la tentazione di tornare a casa, ma forse non lo farò, e opterò per il concerto dei Blonde Redhead: li ascoltavo a Siviglia in inverno. Forse per chiudere l’ennesimo cerchio.
Forse percorrerò in motorino via Pistoiese, che ricordavo più corta, e farò la fila da solo mentre dentro iniziano la prima canzone. Ciò che invece non è in forse è lo svolgimento del concerto, che suo malgrado sarà anche commovente almeno per un momento e si ripeterà uguale a tutti i concerti della mia vita.
È il contesto, l’estrinseco, che mi affossa e a volta mi diverte anche. Allora ci sono io tra la folla ed è indubbio che arriverà un uomo coi capelli lunghi, alto e piazzato, e si metterà davanti a me. Lo accetterò perché, pur non avendo i capelli lunghi e non essendo così alto e robusto, comunque potrei fare altrettanto senza rendermene conto. Allora resto a guardare la sua nuca e mi va bene, se non che lui molto spesso si tira in avanti e lancia i capelli indietro, i suoi lunghi capelli ben tenuti che lava col balsamo. Profuma di pulito, ma questo è eccezione.
Poi succede che me lo ritrovo non più esattamente davanti, ma un po’ sulla destra, il che mi dà modo di osservare nuovi scenari. Il che non è propriamente un bene. Sulla mia sinistra c’è un tale, romano?, del sud? ― da Firenze in giù è Africa ― che balla in maniera molto esagerata, o almeno così sembra a me, per un concerto di musica rock colta o rock riflessiva, e che attacca discorso con chiunque ci sia intorno e sia donna. Anche questo è un topos che si ripete ogni volta. Alza le mani, fa dei versi che a parer mio sono ridicoli, ma si sente molto a suo agio e socializza, anche se in effetti non potrebbe, ché un concerto è un atto individualistico, ma questi sono punti di vista. Diciamo che contesto solo il suo stile. Non sento cosa dice, e questo è un bene. Ci prova con questa tizia, che ha il suo ragazzo che osserva, ma forse è il suo quasi-ragazzo e finisce che i tre si mettono a ballare, alla mia sinistra, tutti e tre insieme, ballando una musica immaginaria che solo loro possono sentire. Questo mentre il tizio alto e robusto sulla destra con i capelli lunghi muove la testa in su e giù come a un concerto heavy-metal. E la cantante giapponese dei Blonde Redhead sussurra che tutto è sbagliato. E questo accade sempre.
La scena di solito finisce con un tipo che mi viene direttamente davanti frontalmente, con occhiali da sole verdi o rossi, cappellino e fischietto in bocca, che mi guarda, mi disapprova?, e fischia nel suo fischietto, un fischio lento e continuo. Poi si accendono le luci e il concerto è finito.