Santa Croce (2017-...)

Un nuovo reading

Giovedì ci siamo trovati alla biblioteca popolare Thouar con lo scrittore Matthew Licht per discutere del nostro nuovo reading, dopo circa un anno di quasi completa inattività, dovuta, ci diciamo, al fatto che il posto dove li facevamo di solito ha chiuso, ma forse le ragioni sono altre, sono da ricercare altrove, in una stanchezza nostra, nel clima autunnale, o magari nel fatto che gli anni passano. Fatto sta che questo giovedì ci siamo visti per discutere di una nuova serata in un posto nuovo, Caffé degli Artigiani, di un nuovo inizio. Ma quando Matthew Licht è arrivato in biblioteca e mi ha appoggiato una mano sulla spalla, ho pensato che i nuovi inizi sono solo l’anticamera di nuove e più fragorose fini.
Siamo scesi e abbiamo camminato nel cortile deserto, un tempo percorso da preti o da suore e oggi occupato solo da una macchinetta per il caffé. Ne ho preso uno. Io no, ha detto lui, fa schifo questa roba, non ti fa bene, amico mio. Era vero, ma l’ho preso lo stesso. Poi abbiamo camminato nella piazza completamente avvolta da foglie gialle e lui mi ha detto: ho un tema per la serata; io sono stato in silenzio e ho pensato mi sparasse qualcuna delle vecchie storie di tette, di nani, di gente che si caca addosso nei bar di Los Angeles. Invece il tema che ha proposto Matthew era un tema sul Giappone, su una qualche tecnica strana che non ha niente a che fare con lo sperma, con eiaculare sul volto di adorabili ragazze giapponesi, ma solo con la cucina, con i cibi stagionali e con i colori.

Io ho detto: Ok Matthew, facciamo in questo modo.

La domenica successiva ci siamo incontrati nuovamente, e c’era anche lo Gnot in veste di impresario di serate e fotografo, proprio come ai vecchi tempi, così da fare alcuni scatti promozionali. Abbiamo fatto delle foto dentro al monumento ai partigiani, opera di Venturino Venturi. Io ho detto loro che entrare nel mausoleo forse era poco rispettoso verso la memoria dei caduti, ma Matthew mi ha risposto che lo sarebbe stato si ci fossimo messi a defecare sulla statua.
Era allegro Matthew quel giorno e metteva tutti di buon umore.

Poi ha tirato fuori della bandane, e abbiamo fatto le foto strizzando gli occhi come dei veri giapponesi mentre cominciava a piovere e tutti i nostri vestiti si riempivano d’acqua.

Gnot dopo un po’ ci ha salutati, dando le ultime indicazioni: allora è tutto deciso, giovedì, prima settimana di dicembre, ci leggerete i nuovi racconti.
Poi il nostro impresario ha provato a ripetere il tema della serata: quella parola giapponese impronunciabile che aveva scelto Matthew, Raiseiki, Raikonen, senza riuscire a formulare bene né a spiegare cosa significasse.
L’ho visto messo male, anche lo Gnot, con dei peli neri che gli uscivano dalle orecchie, come se in quel nuovo inizio ci credesse poco, pure lui.

(Uscito su Crapula Club nel febbraio 2018)

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