In fuga dalla bocciofila

Un testo facile e uno difficile per lo schermo dell’arte

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Passare dal mondo dell’ufficio, del lavoro, del chiacchiericcio, al mondo del cinema, dello schermo dell’arte, della video arte, è quanto più prossimo io penso sia lo shock culturale. E’ un salto impossibile, è un incontro non dato, è il respingimento, è respingente contro respingente. Il mondo fuori e lo spazio dentro, le mie colleghe e i loro discorsi, il televisore nuovo da acquistare, i figli, e questo vetro incomprensibile, queste superfici, mattonelle che vengono proiettate, con un rumore di sottofondo, una nota continua. Eppure mi sembra che quello che proiettano qui sia un continuo tentativo di rispondere a questa domanda: come spiegare queste immagini incomprensibili ai miei colleghi di lavoro, come spiegare questo reciproco respingimento?

2.
Il Giovedì è la serata che conta. Il momento antitesi. Dopo lo sfarzo (il classico) del primo giorno, dei lustrini, delle file fuori, delle luci della prima sera, è il secondo giorno quello più difficile, quella serata che può spiegare davvero un festival. Lo schermo dell’Arte, cos’é?

Arriviamo di corsa, alla spicciolata, donne del sud strappano i nostri biglietti (ma non c’è nessun biglietto da strappare), donne del sud al festival ci hanno pure fatto entrare, seppur in questo caso l’accento sia milanesissimo, e altre donne ancora siedono tutto intorno a noi: hanno i pantaloni “colore denim”, lo stesso lavaggio identico. Non è un caso, è solo la moda del momento.

Scrivo qui in ultima fila una breve nota su un fogliaccio di carta assorbente, già pronto a partire per il festival di Torino, affranto per quello che mi perdo qui, per la serata tre (le esplosioni che sono il Venerdì, senza le preoccupazioni del domani, il Marzo), senza pensare al Sabato (l’apoteosi), senza pensare alla depressione della Domenica (ma di certo Domenica sarò di nuovo di ritorno in città).
Andare via nel momento migliore, schermo dell’arte, con la tua presentatrice perfetta d’altri tempi flemmatica, con quella sua voce scivolata, quella sua cadenza nobile, quella freddezza e pantaloni larghi dove devono, ma che sto dicendo? E Ester che bella, non si può proprio dire niente al riguardo. Schermo dell’arte, che cosa bella siete voi che mi sedete a lato, che mi attendete su un divano, che mistero, che cosina che io non so dire, schermo dell’arte, già a scrivere queste righe su un pezzo di carta, lo so, io vi sto facendo un mezzo torto.

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