1. Lo chef di Sesto
Ogni mercoledì vado a pranzo da mio nonno, a Sesto Fiorentino. Prendo un’ora di permesso a lavoro e parto. Poi quando rientro in ufficio i colleghi mi chiedono: «Che ti ha preparato di buono il nonno?» Mi prendono in giro? Non so e neanche mi interessa. Allora dico ai colleghi cosa prevedeva il menù, anche se in verità è mio padre che cucina e non mio nonno, che ha novanta tre anni. Ultimamente mio padre si è fissato di essere un grande chef. Non che guardi i programmi di cucina alla tv, ma è come se si fosse convinto di avere un talento. Ci prepara questi piatti in tutto e per tutto normali e poi ci chiede con un sorrisetto: Insomma, com’era? Io e mio nonno lo incoraggiamo sempre, poi però quando si gira di spalle ci guardiamo come a dire: «E che gli vuoi dire?». Perché siamo fatti così, noi Sestesi.
2. Morello Mountain
Per andare a casa di mio nonno ho fatto per anni la Via Sestese. Poi un giorno qualcuno, o forse Google stesso, mi ha suggerito che era meglio fare una strada nuova, ed era vero. Ho pensato a quanto tempo si perde così, per colpa delle abitudini. Oggi faccio un’altra strada ancora, perché da Ponte alla Vittoria conviene passare dal Ponte all’Indiano. Mi piace questa strada nuovissima. Il ponte mi ricorda il Golden Gate Bridge e la baia di San Francisco, dove non sono mai stato. Quando passo di mercoledì sul ponte immagino che l’America sia esattamente così, con i piloni e i cavi d’acciaio, e in più la baia sotto. Poi, in lontananza si apre di fronte a me la vista di Monte Morello e mi sembra bellissimo. Stai certo che questo non ce l’hanno nemmeno in California, mi dico.
3. Camminare per strada
Mia nonna Alba ha vissuto tutta la vita a Sesto Fiorentino, ma era nata a Prato. La sua origine era per lei motivo di vanto: la sua era una famiglia coi soldi, come del resto tutti quanti gli abitanti di Prato, pensavo io da bambino e in parte penso ancora oggi. Mia nonna, oltre a leggermi Pinocchio che è una cosa impagabile, mi ha insegnato una cosa sui Sestesi: che camminano sempre in mezzo alla strada, invece che sul marciapiede. Perché lo fanno? Non ho risposta, non so nemmeno se sia un fatto vero o se dipenda dall’origine pratese di mia nonna. Ma che la strada non sia solo privilegio delle auto è un pensiero che mi piace: mi fa pensare alle persone di Sesto come gente testarda che non si piega di fronte a certe usanze che sembreranno anche ragionevoli, ma che sono a conti fatti solo delle mode.
4. Undicesimo Pratese
Se le cose fossero andate diversamente e in una guerra del passato che mai si è combattuta tra Prato e Firenze avesse vinto Prato, ecco allora Sesto Fiorentino non si sarebbe nemmeno chiamata Sesto, ma Undicesimo Pratese.
A volte penso a come sarebbero andate le cose se fossero state diverse.
I nomi e le parole sarebbero diversi, questo penso a volte. Più che la sostanza.
Sesto sarebbe uguale a come è oggi, anche se si chiamerebbe Undicesimo, e tutto il resto, i mercoledì da mio nonno, la strada, Monte Morello e la Richard Ginori.
Ma forse mi sbaglio, i nomi sono la sostanza e le guerre sono fatte per i nomi.