A una cena recente Lupo raccontava di come l’affaire piccioni avesse avuto per così dire un’accelerazione nei lavori, o per meglio dire una precipitazione. Avete presente la piccola terrazza a tasca dove Emma tiene le piante, e dove sta anche il coso dell’aria condizionata? In breve i piccioni avevano scelto quel punto, tra il muro della terrazza e il cassone dell’aria condizionata, come luogo di nidificazione e Lupo quasi quotidianamente si trovava a spazzare e buttare via uova di volatile.
Frittatona?
Lui non raccoglieva la battuta di Valentino, ma al contempo neanche la escludeva. Era solo come se pensasse ad altro, come tutti gli altri. C’era sì a un certo livello una narrazione che scorreva, ma a un altro livello, più basso o forse più alto o forse più vero, c’erano principalmente delle bocche che masticavano: per una bocca che parlava quattro bocche stavano masticando.
Lupo riprendeva la parola e raccontava che era successo dell’altro. Avevano comprato con Emma una specie di rete molto sottile, cioè gli era stata consigliata a un negozio di bricolage e loro l’avevano montata in quel punto esatto, una rete sottile e quasi completamente invisibile, perché poi fosse invisibile lui questo non sapeva dire. La questione, diceva Lupo mentre io guardavo Monna Lisa mangiare, solo della sua bocca mi importava e del cibo che pure riuscivo a vedere per un attimo prima che scomparisse nella trachea, non dei soliti discorsi di Lupo a queste cene di giovedì, solo della bocca di Monna Lisa che mangiava mi importava, la sua bocca, la questione, ripeteva lui, è un’altra.
Apro una parentesi, interrompeva Valentino, com’è che si chiama questa roba? Riferendosi a quelle specie di panini di riso triangolari giapponesi che avevano preso per cena.
Onigiri, rispondeva Emma.
Grazie, ora sto meglio.
Insomma è successo, proseguiva Lupo, che un piccione c’è rimasto impigliato dentro, dico nella rete, ed è morto là, immagino tra atroci sofferenze, ma il punto non è neanche questo che pure sarebbe un punto da considerare, cioè che forse non dovrebbero nemmeno venderla roba che può generare tanta e tale quantità di dolore, tuttavia ripeto il punto è un altro ovvero che gli altri piccioni se lo sono mangiato, intendo quello impigliato nella rete, che gli hanno beccato la testa, lo so fa un po’ orrore ma è così, e quando sono arrivato io era una specie di moncherino scarnificato. Ho perfino dovuto bruciare..
Basta così Lupo? Ha detto Emma, stiamo mangiando. C’è stato ancora rumore di mandibole, Monna Lisa per un momento si è fermata, solo un momento, poi ha ricominciato a masticare e mi ha sorriso. Dio mio quel sorriso.
Damiano che fino a quel punto era rimasto in silenzio e che in fondo è la persona più empatica della tavolata, si è inserito nella discussione che languiva e ha raccontato che qualche giorno prima era stato a Parigi, come ogni mese, dal suo fidanzato e anche a lui era successo qualcosa che aveva a che fare coi piccioni. La vicina di casa, o meglio nella terrazza della vicina, si era stabilita una specie di colonia, forse in passato la donna aveva preso l’abitudine di buttare là del cibo e i piccioni si erano insediati. La vecchia però, continuava Damiano.
Aspetta un attimo, se la vecchia in questa storia muore e viene mangiata dai piccioni, ho detto io guardando Monna Lisa solo per vedere la sua reazione, se avrebbe smesso di masticare, è per caso una di quelle storie là? Di vecchie morte di cui nessuno si ricorda più e di piccioni mannari? Perché in quel caso io non credo Emma voglia sentire. Seppure a pensarci bene, era proprio quello che io speravo di sentire. Monna Lisa mi ha di nuovo sorriso e ho pensato che forse eravamo una bella coppia e facevamo bene, a sposarci.
No, ha detto Damiano, non è una di quelle storie là. La vicina ha soltanto comprato una specie di contro-ringhiera metallica, una barra di ferro da mettere sopra il balconcino e i piccioni hanno smesso di andarci. Fili elettrificati, ha detto Emma, che era diventata esperta di sistemi anti-piccioni.
Non so, ha detto Damiano, non mi sembra il tipo la vicina, avrà ottant’anni. Sembra piuttosto una banda metallica, semplice e inoffensiva, tuttavia funziona. Forse i piccioni semplicemente credono che sia elettrificata, ha concluso lui, lo credono e basta.
Siamo rimasti un attimo in silenzio e io ho chiesto a Lupo, scusa se torno ancora sull’argomento, cosa avesse dovuto bruciare, temendo fosse una di quelle storie là di cadaveri di animali morti bruciati, o forse augurandomelo, ma invece si trattava solo dei suoi stessi vestiti che si erano impregnati di sangue e feci di piccione morto. Abbiamo continuato a bere e mangiare e siamo passati ad altri argomenti di conversazione. A un certo livello era come se tutto fosse metafora, a metà strada tra la morte e l’amore.

Foto di Viola V. Giacalone, scattata nel giungo 2019 presso Lo Student Hotel