Fogli sparsi

Master degree tysis’s 8 years old one

Il Castello

-idee senza bordi-

Il romanzo, certamente incompleto. 
La storia dell’agrimensore K. che giunto in un paese lontano, alle pendici di un monte su cui si erge un castello, si trova a non poter rivestire il suo ruolo di agrimensore. L’arrivo nella locanda, che in qualche modo conduce già dentro il cuore del romanzo –mancato riconoscimento di K– mantiene ancora un elemento di possibilistica apertura, o speranza. Si telefona nella prima notte al castello, per avere chiarimenti circa K. e si risponde che sì, che in effetti K. è l’agrimensore assegnato al villaggio. Questo primo elemento di possibilità risoluzione positiva si può intendere, in rapporto alle altre opere kafkiane e ai racconti e ai suoi diari come, in un senso prettamente spaziale, come vicinanza dall’origine, vicinanza al crocicchio, vicinanza al momento d’infrazione. Le cose non vanno bene, non andranno bene, ma intanto tutto è molto giovane e innocente e, ad un livello di racconto stesso, quindi da un meta-livello rispetto al racconto, l’origine è vicina, l’inizio del racconto. Ogni atto che K. compie lo allontana da questa infantile irresponsabilità e va a sommarsi ad ogni atto e ad ogni gesto, ad ogni singola relazione con i personaggi che si trova incontro. In tutto questo, il Castello. Fine, meta, sempre presente sullo sfondo, che muove i passi di K. e direziona il suo cammino, il suo errare, il suo unico possibile cammino. Kafka articola questo romanzo come un labirinto di necessità, ma non solo. A differenza degli altri due romanzi qui K. non è né colpevole né innocente. Lotta per ottenere ciò che gli spetta, caparbiamente, con tutti i mezzi a disposizione.

Il Castello è l’ultimo romanzo incompiuto di Kafka. L’ultimo tentativo. Il Castello (Das schloss) è due cose: è il titolo dell’ultimo incompiuto romanzo di Kafka, e lo sfondo in cui si muove il protagonista del racconto. Il suo punto d’arrivo, la sua meta. Immutabile e indicibile. Questo dualismo pervade tutto il racconto kafkiano e se Kafka non termina il Castello è perché K. Non raggiunge il Castello e se K. non raggiunge il Castello è perché Kafka non finisce il Castello. Può raggiungere K. Il Castello? Può terminare Kafka il Castello? Questa sarà allora la storia dell’ultimo incompiuto romanzo di Kafka e la storia incompleta di K., agrimensore, che non riuscirà ad avvicinarsi al Castello. Così l’impossibilità di Kafka sarà impossibilità di K.

Gli elementi che mi preme sottolineare. C’è la storia e ci sono i singoli momenti che compongono la storia. Si potrebbe considerare questi momenti: Frieda, oppure i due aiutanti (che richiamano ai due uccisori del finale del processo e ai due personaggi di Amerika, sempre in due questa amici nemici) , oppure la scena dal sindaco (burocrazia che ci ricorda ancora Il processo), oppure la scena del colloquio notturno, oppure la sorella di Barnabas, la ragazza disonorata. Poi ci sono gli elementi ancora che emergono o non emergono: il castello appunto, gli angoli portatori di verità, e c’è l’elemento letteratura. A me del resto piacerebbe dare una lettura unitaria. Ho letto tutto k e non so se l’ho capito.

Lasciamo perdere quanto scritto fin qui, manco ci tengo a rileggerlo.

Ascolto Other lives, Black tables. Ora che forse ho le idee più chiare e sono giù provo a buttare giù qualche idea, per non sentirmi così intimorito dal farlo, perché scrivere è più importante. Allora le idee sono: si potrebbe parlare della genesi di un’incompiuta. Si potrebbe dire che io vedo nel Castello qualcosa di sintetico tra i due romanzi che l’hanno preceduto, che di contro ad un romanzo dikensiano quale Amerika (quindi con tratti realisti, con tutte le eccezioni del caso) e il Processo, che comunque consiste di un inizio e di una fine, ecco il Castello e la sua non conclusione rappresenta qualcosa e non solo una incapacità. O anche, questa incapacità rappresenta qualcosa. Si potrebbe allora parlare di Ricoeur, di quello che si dice circa il finire i racconti, o quello che riporta al riguardo. E parlare di Marquard, Odo, di Estetica e Anestetica, del crollo del paradigma Apocalittico. Qualcosa di snello, per favore. Poi si potrebbe parlare della memoria e della ricorsività interna, del rapporto tra letteratura e vita, di come la letteratura, ma che cazzo ne so. Devo riuscire a finire Ricoeur, per capire di cos’altro si potrebbe parlare. Non lo so, non voglio scrivere una tesi, che non ho tesi. Ma sì, che ce l’ho, qualcosa da dire. Mah

Ipotesi di scaletta

1)      Genesi e Ragioni di un’opera incompiuta

-Ruolo del Castello nella produzione kafkiana

-So na sega

Ah, c’era quella cosa delle situazioni di limite, o angolari, che era interessante. Il colloquio notturno. Mi sembra che Stimilli non chiarisca questo passaggio, che invece sarebbe interessante ricollegare alla funzione stessa della letteratura, come funzione ibrida tra vita e conoscenza. Ci si potrebbe ricollegare a quella cosa del setting psicoanalitico, per spiegare questo fenomeno liminale, bla bla.

Quindi, chiarezza. Se la letteratura fornisce a Kafka un luogo dove poter dimenticare, risparmiare, essere, credere, all’interno del racconto che rappresenta la sua simbologia interna, in relazione a quella che Ricouer chiamerebbe una Mimes I, che però non si riferisce ai sli presupposti di comprensione, ma all’universo di sensi e significati propriamente kafkiani,

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