Le primissime impressioni da Sibari: il caldo, il grattacielo, operai che riposano nelle zone d’ombra. Manuel, il vecchio amico, doveva sbrigare delle commissioni, business, nel quartiere finanziario e noi l’abbiamo accompagnato. Poi aspettato fuori, con le nostre magliettacce puzzolenti, per il volo. Abbiamo assistito al rito collettivo della pausa pranzo, nella City. E l’impressione era di calma, di coccole, di facce rilassate. Nessuna telefonata di lavoro, urlata, come si vede nei film americani. Come se davvero questi privilegiati che fanno lavori concettuali e non costruiscono palazzi di notte e non fanno i giardinieri nel deserto, fossero portati nel palmo della mano. Fossero sicuri del loro status. Possibile? Quasi una compensazione, penserò, un’ammissione di colpa per tutti quegli altri che adesso costruiscono, non palazzi, ma intere città, nel tempo in cui da noi in Italia si costruisce una linea della tramvia.

fotografia di Lorenzo Ferroni