Chiedevo a Fede se il bassista avesse qualche problema o disturbo o paresi (era solo una nota cinica derivante dal mio vecchio amico Cecco che non vedevo da cinque anni almeno, un modo di difendermi attaccando, il cinismo, un atteggiamento in definitiva di destra, quindi negativo) lei mi diceva: macché cavolo dici lui e in generale tutti e tre sono bravissimi, sono il mio gruppo preferito, li vado a vedere ad ogni concerto che fanno, esco praticamente di casa solo per andare a sentirli suonare.
Al che il mio discorso era finito.
Era vero, comunque. Gli Ismael Circus erano bravissimi e il loro jazz tecnicissimo quasi progressive in concerto al combo: niente da dire, bravissimi.
Eppure il mio vecchio amico Cecco che si era lasciato dalla fidanzata dopo una vita e che aveva smesso di cedere al cinismo era lontano semplicemente altrove, tutta una serie di progetti, di vorrei, che dovevano diventare atto, adesso quasi lo capiva. Io ascoltavo il concerto e mi fissavo sulle faccette del bassista e capivo a mia volta che erano qualcosa che mi infastidiva perché parlavano a me, dicevano qualcosa a me e allora me ne restavo zitto accanto al vecchio amico del passato e poi gli dicevo: ce ne andiamo?
In motorino verso casa ricordavamo di una volta, sullo zip piaggio 50, sempre in via Mannelli, che i tifosi della Triestina calcio ci avevano sputato addosso, per nessun motivo particolare. All’epoca non avevamo neanche il parabrezza.