Ultimo giorno di scuola, che bella espressione.
Aspettare davanti alla Thouar che siano le nove.
Con gli spacciatori
diverranno anziani per leggere La Nazione.
Ho già perso tempo in ogni modo possibile:
Rallentato per Borgo Allegri
La colazione al Bar Pieri
Sfogliato il programma
dell’estate pratese.
La civetta coi film
Sieranevada all’Alfieri
Un secondo caffè
Le gemelle del bar angolare
I video sul telefonino.
Poi è quasi ora di entrare.
Chissà se la bibliotecaria-fascia-protetta
oggi mi dirà: buongiorno.
È su questo pensiero che spunta
da dietro le quinte l’arabo anziano
che siede al mio tavolo
che crede io scriva una lettera
ogni mattina, dalle nove alle undici e dieci,
e in un certo senso ha ragione.
Dice: che fai qua? Su questa panchina.
Aspettavo le nove: rispondo.
Poi mi alzo tra pollini e tappi di vino
color-rosso-Bartolini e vado al mio solito posto.
Con tutti i miei riti cuffie musica tavolo
e scrivo: Ultimo giorno di scuola, che bella espressione.