Concerti al Volume, San Frediano (2013-2015)

Uyuni al Volume

uyuni, Volume, Firenze, simone lisiGli Uyuni erano in ritardo di ore, per la cena: colpa di Gioacchino, pensavo io, e non del sound-ceck. Così che alla fine, con il mio coinquilino Lapo avevamo deciso di non aspettarli e di mangiare. Dopo arrivava Giulia e anche tutti gli altri. Mangiavamo hamburger e insalata comprati da me alla Conad e cucinati da Lapo. Il cibo era bastato per tutti. Poi eravamo scesi.

Iniziava il concerto e io dicevo piano in un orecchio a Lapo: «Vedi come risulta chiaro chi è il leader, quello con gli occhiali, come ha detto di chiamarsi? Poldo,Ponio, Lompa, e retrospettivamente lo si sarebbe potuto capire anche durante la cena che fosse lui il leader, quello che poi era scivolato via, quello preoccupato, quello che a breve sarebbe partito per Londra. E non il sosia del nostro amico Niccolò Francolini, il batterista, e neppure la tastierista, non loro che dicevano: – Beh lui se ne andrà a Londra, a raggiungere la sua ragazza. Che vada».
E Lapo diceva: «È vero, a posteriori capisco che lui fosse il front man, ma prima no, durante la cena non avrei saputo dirlo».
Chi aveva ragione?

Poi il concerto al Volume e gli Uyuni erano molto bravi, davvero bravi, e quella sera la cornice del Volume era ai suoi massimi livelli di splendore, come non capitava da tempo. Con alcuni ragazzi americani che si esaltavano in prima fila perché si sentivano come a casa, ma una casa immaginaria. Uno di loro con i lunghi capelli che diceva solo alcune frasi in spagnolo (¡Diez mas!) si era messo alle spalle del Bompa e ballava come se fosse da solo in una stanza, come vorremmo ballare tutti, ma non possiamo. Poi c’era Doriano, maestro di scacchi con occhiali da sole di notte, come Mastroianni, che batteva le mani sul tavolo a un ritmo esclusivo suo, e infine quelle due milfone che ci puntavano, come mi diceva Lapo, e io neanche ci avevo fatto caso, solo quando me lo faceva notare lui. E pensa che dieci anni fa neanche esisteva il concetto di milf, noi avremmo parlato forse di donne agé, e forse non avremmo visto niente perché non esisteva il concetto.

Poi, dopo il bis e il tris, il concerto era finito. Salutavo tutti e me ne tornavo a casa.

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